EVARISTO GALOIS

VESPASIANO

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L'imperatore Tito Flavio Vespasiano

[CINZIA DAL MASO ]

 

Nel ritratto in marmo conservato alla Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen, realizzato in tarda età, quando era già imperatore, appare come un vecchio contadino consunto dalla fatica. Ed era proprio così l’imperatore Vespasiano, il condottiero indomabile, il costruttore del Colosseo e di mezza Roma, colui che portò la pace nell’impero e ne cambiò il volto. Vespasiano non era un aristocratico della capitale, ma uno di famiglia modesta e provinciale, nato in un paesello alle porte di Rieti. Uno che si era fatto da sé lavorando duro e a testa bassa, che, ridotto in bolletta, per sopravvivere era stato pure mercante di bestiame. Con la sua tenacia, al momento opportuno, seppe però rimettere in piedi un impero sgretolato dalle megalomanie di Nerone e dalle rivalità politiche.

Gli imperatori Flavi, che governarono Roma e il mondo dal 69 aI 96 dopo Cristo, erano giunti sul trono per acclamazione dell’esercito, perché Vespasiano, prima che amministratore capace di risanare le finanze pubbliche, era stato un grande soldato. Uno che combatteva in prima fila, rischiava la pelle e una volta si ferì, come narra lo storico Svetonio, che però, su di lui, riuscì a raccogliere ben poche indiscrezioni. Della sua vita privata si sa che sposò Flavia Domitilla, che gli diede figli ma morì giovane. Allora lui tornò dalla prima amante, Cenide, una liberta (cioè una schiava affrancata) che però trattò come una moglie legittima anche quando, a sessant’anni, divenne imperatore.
Vespasiano era uno del popolo che sapeva capire il popolo. Appena salito al trono, restituì ai romani il centro di Roma, che Nerone aveva sottratto ai più inglobandolo nella sua dimora privata. Mostrò a tutti nel suo Foro della Pace le opere d’arte che Nerone aveva collezionato solo per sé. Non amava neppure abitare sul pretenzioso Palatino (la Domus Flavia è opera di Domiziano): preferiva una villa più defilata (i cosiddetti Orti Sallustiani) e aprì a tutti i cancelli del parco. Poi, per il popolo, costruì finalmente a Roma un anfiteatro di pietra, il Colosseo. Chissà, forse preferiva anche lui 1o spettacolo dei gladiatori a quelli più nobili. Di sicuro Svetonio narra che, quand’era al seguito di Nerone nel viaggio in Grecia, trovava ogni scusa per sottrarsi alle esibizioni canore dell’imperatore, e per questo cadde in disgrazia. Poi però si risollevò e sempre Svetonio elenca una lunga serie di sogni e prodigi che prefigurarono il suo grandioso destino.

Una volta ottenuto lo scettro, Vespasiano seppe conquistare però non solo il popolo, ma anche la benevolenza dei senatori con quella lex de imperio che, oltre a legittimare giuridicamente il suo governo, ne regolava i compiti, cautelando i tradizionalisti dalle degenerazioni neroniane. Fu tempestivo persino nel passare a miglior vita: morì improvvisamente, due mesi prima della catastrofica eruzione del Vesuvio e della distruzione di Pompei. Risparmiandosi così una grana non da poco.

Se Cesare fu il genocida dei Celti, se Adriano fu l'autore del primo olocausto ebraico, Vespasiano fu il primo a portare spietatamente, la guerra in Giudea, lasciando a suo figlio Tito il compito di distruggere il Tempio di Gerusalemme, che ancora oggi il popolo ebraico sente come un lutto e un sacrilegio. Fu con il saccheggio della città dei giudei che venne finanziata la la nuova politica della città dei cesari. L'arco eretto da Tito lo racconta con arte formidabile e brutalità insopportabile.

Vespasiano amò la cultura e la protesse, finanziando l'arte e soprattutto l'insegnamento, stipendiando lautamente i retori latini e greci, fondando di fatto la pubblica istruzione superiore ed insediando sulla sua prima cattedra non un cortigiano ma un luminare come Quintiliano. E fu sotto il suo impero che Plinio il Vecchio scrisse quella summa della sapienza antica che è la Naturalis Historia.

Vespasiano, l'imperatore soldato, il capostipite della breve dinastia dei Flavi, sembrava un boss di campagna calvo, rugoso, col doppio mento era dedito ai facili guadagni.

Divenuto imperatore, Vespasiano volle riordinare le finanze e scelse la via più spicciola. quella di vendere a prezzi salatissimi, le alte cariche pubbliche. Tanto, diceva, sono tutti ladri, in qualunque modo li promuoviamo. Meglio che vadano avanti restituendo allo stato un pò di refurtiva.

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L'imperatore Tito Flavio Vespasiano, in  punto di morte, esclamò: "Vae! Puto deus fio" (Ahi ahi, mi sa che sto diventando un dio). Infatti in quella Roma di adulatori c'era l'uso di divinizzare tutti gli imperatori, quando morivano.

Vespasiano decise che a lui sarebbero successi i figli, nell'ordine Tito e Domiziano.

Trionfo di Tito e Vespasiano

Tito, figlio dell'imperatore Vespasiano, espugnò Gerusalemme ponendo fine alla rivolta giudaica. Distrusse il tempio di Gerusalemme e fece crocifiggere una grande moltitudine di ebrei.

Statua dell'imperatore Vespasiano

Roma:

Tempio di Vespasiano

Casa dell'imperatore Tito Flavio Vespasiano

Pompei:

Tempio di Vespasiano

   
   

 

 

 

 

 

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