Nel 1638 ,
nell’opera Nuove scienze , Galileo afferma che nel
confrontare due infiniti, si incontrano <<
difficoltà che derivano dal discorrere che noi facciamo col nostro
intelletto finito intorno agli infiniti , dandogli quegli attributi che
noi diamo alle cose finite e terminate ; il che penso che sia
inconveniente , perché stimo che questi attributi di maggioranza ,
minorità ed ugualità non convenghino agli infiniti , dei quali non si
può dire , uno essere maggiore o minore o uguale all’altro
>> .
Nel
Paradosso degli interi e dei quadrati Galileo dimostra che "
i numeri quadrati " , che sono una parte dei numeri naturali , sono
tanti quanti i numeri naturali .
Salviati , cioè Galileo , a questa apparente contraddizione dà la seguente
interpretazione .
<< Io non veggo che ad altra decisione si possa venire , che a dire ,
infiniti essere tutti i numeri , infiniti i quadrati , infinite le loro
radici , né la moltitudine dei quadrati essere minore di quella di tutti
i numeri , né questa maggiore di quella , ed in ultima conclusione , gli
attributi di uguale , maggiore e minore non aver luogo negli infiniti ,
ma solo nelle quantità terminate . >> .
Quindi per
Galileo gli
infiniti non possono essere confrontati tra di loro .
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