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Pasquale Stanislao Mancini
Castel Baronia
Santuario Madonna delle Fratte
e palazzo mancini |
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Pasquale
Stanislao Mancini nacque a Castel Baronia, presso Ariano Irpino, il 17
marzo 1817. Si laureò in Giurisprudenza nel 1835 a Napoli, dove iniziò
l’insegnamento, esercitando contemporaneamente la professione di
avvocato.
All’interesse per il diritto Mancini affiancò la passione per la poesia,
la musica e le arti. Divenuto direttore di alcuni periodici di
divulgazione e informazione (Le Ore solitarie, Giornale di scienze
morali, legislative ed economiche), raggiunse la notorietà grazie alla
corrispondenza con Terenzio Mamiani Della Rovere, pubblicata nel 1841
col titolo Intorno alla filosofia del diritto e singolarmente intorno
alle origini del diritto di punire: lettere di Terenzio Mamiani e
Pasquale Stanislao Mancini). L’interesse per il tema della pena
carceraria e, in generale, per la ratio della norma penale, furono al
centro delle sue relazioni personali con Victor Cousin e Alexis de
Tocqueville.
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Sede centrale del
Liceo Scientifico Pasquale Stanislao Mancini |
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Mancini
partecipò ai movimenti rivoluzionari del 1848, divenendo membro del
parlamento di Napoli. Privato della cattedra di diritto naturale e
successivamente condannato in contumacia a 25 anni di carcere per i
fatti del 15 maggio, Mancini riparò a Torino, dove occupò la prima
cattedra di diritto internazionale istituita in Europa. La sua
prolusione del 22 gennaio 1851, dal titolo Della nazionalità come
fondamento del diritto delle genti, ebbe enorme risonanza, tanto da
divenire uno dei manifesti della dottrina giuridico-politica del
Risorgimento (e ancora nel 1917, Ruffini la definì “il solo articolo di
esportazione scientifica che la nostra letteratura del diritto pubblico
abbia prodotto [nell’Ottocento]”, cfr. F. Ruffini, Nel primo centenario
della nascita di P. S. Mancini, “Nuova Antologia”, 16 marzo 1917, p. XI).
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Negli anni ’50
collaborò con i guardasigilli Giuseppe Siccardi e Urbano Rattazzi in
alcuni progetti normativi di ispirazione profondamente laica (in
particolare, suo fu un disegno di legge sull’introduzione del matrimonio
civile). In collaborazione con Giuseppe Pisanelli e Antonio Scialoja
pubblicò un Commentario del Codice di procedura civile per gli Stati
sardi. Membro del parlamento nazionale dal 1860 per la sinistra
democratica, nel 1862 fu, seppure per pochi giorni, ministro della
Pubblica istruzione nel governo Rattazzi.
Docente a Roma
dal 1872, divenne l’anno successivo presidente dell’Istituto di diritto
internazionale di Ginevra. Fu nominato dal Presidente del Consiglio
Agostino Depretis ministro della Giustizia nel 1876 e ministro degli
Esteri nel 1881, anno in cui assunse anche la direzione della
Enciclopedia giuridica italiana. Morì a Napoli il 26 dicembre 1888.
Il principale
contributo del Mancini alla teoria del diritto internazionale è
individuabile nella elaborazione del concetto di “nazionalità”, assunto
come fondamento di un “nuovo diritto delle genti”. Proponendosi come
‘terza via’ tra gli approcci giusnaturalistici e le istanze
giuspositivistiche, la teoria manciniana della nazionalità considerava
gli individui come gli unici veri soggetti del diritto internazionale,
discostandosi dunque dall’orientamento teorico largamente dominante (che
vedeva lo Stato come unico soggetto del diritto internazionale), e
anticipando così molte delle dottrine novecentesche. La dottrina del
Mancini riscosse largo consenso in Italia, e può essere considerata la
base teorica comune della c.d. “scuola italiana di diritto
internazionale” dell’Ottocento. |
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