Fu Papa Giulio II Della Rovere, preoccupato dei successi della
repubblica lagunare, a promuovere con
Massimiliano d'Austria, Ferdinando
II di Spagna e Luigi XII di Francia, una lega antiveneziana,
la lega di Cambrai (1508). Nella battaglia di Agnadello (14
maggio 1509) l'esercito veneto, tra le cui fila combatterono settemila
bresciani, ne uscì clamorosamente sconfitto. La sconfitta divise i
bresciani: chi voleva la resistenza armata e chi invece evitare a
Brescia un assedio. Vinse il secondo partito e una delegazione si recò
da Luigi XII e gli consegnò le chiavi della città. Il 23 maggio il re
di Francia entrò in Brescia con tutti gli onori, anche se non tutti lo
considerarono un liberatore. Il nuovo governo non incontrò il favore dei
bresciani e ben presto iniziarono congiure e rivolte animate da Luigi
Avogadro e Valerio Paitone.
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Con la sconfitta di Venezia, papa Giulio II divenne il nuovo
protagonista della politica europea in territorio italiano. Il papa che,
secondo alcuni, era, per indole e progetti politici, più adatto a fare
la parte del sovrano militare che quella del capo spirituale della
cristianità, si rese conto che l’iniziativa della lega di Cambrai aveva
rotto l’equilibrio italiano in modo eccessivamente favorevole alla causa
francese. Anche in virtù delle minacce di scisma, provocate dalla
convocazione a Pisa, da parte di Luigi XII, di un Concilio con
l’obiettivo di deporlo, Giulio II si fece promotore, nel 1512, con
l’appoggio di Inglesi, Svizzeri, Spagnoli e Veneziani, di una Lega santa
contro i Francesi. Con l’intento di riconquistare Bologna, sul finire
del gennaio del 1512, gli Spagnoli e i Pontifici cinsero d'assedio la
città.
Nella notte tra il 4 ed il 5 febbraio, l’esercito
francese, comandato dal nipote di Luigi XII, Gastone di Foix, giunse a
Bologna a difesa della città. In concomitanza con questi eventi, si
faceva sentire sempre più forte l’intolleranza dei cittadini bresciani
nei confronti dell’arroganza con cui i francesi governavano. Dopo un
primo tentativo insurrezionale, scoppiò una rivolta ad opera di Luigi
Avogadro, per riportare Brescia a Venezia. Il 3 febbraio 1512 gli
insorti riuscirono ad occupare la città costringendo i Francesi a
riparare nel Castello. Alla notizia di questi avvenimenti, Gastone di
Foix, lasciando trecento lancieri e quattromila fanti a Bologna,
partì velocemente alla volta di Brescia e nella notte tra 18 ed il 19
febbraio riuscì con le sue truppe a penetrare nel Castello per la porta
del soccorso e si diresse poi in città. L’assedio di Foix ricordato come
il “Sacco di Brescia”, fu una vera e propria strage. I francesi
uccisero, saccheggiarono, rubarono, incendiarono, violentarono. Nulla si
salvò. Luigi Avogadro venne decapitato in Piazza della Loggia. I suoi
due figli, Pietro e Francesco, portati a Milano ed uccisi anche loro.
Durante il massacro, tra la folla impaurita che scappava per le strade,
c’era anche un fanciullo di nome Niccolò Fontana. Nella fuga insieme a
sua madre, venne colpito ben cinque volte, tra cui anche alle labbra.
Nonostante questo riuscì a salvarsi. Il fanciullo che a causa della
ferita al labbro divenne balbuziente fu chiamato “Tartaglia”, così come
è oggi conosciuto il famoso matematico ed algebrista. Gastone di Foix,
maledetto dai bresciani per l’orrenda strage compiuta, morì poco tempo
dopo durante la battaglia nei pressi di Ravenna (11 aprile 1512). I
Francesi, ripetutamente sconfitti in altri scontri, furono costretti ad
abbandonare per la seconda volta l’Italia. Brescia, dopo un breve
intermezzo spagnolo, ritornò, nel maggio del 1516, nuovamente sotto il
governo di Venezia.
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