EVARISTO GALOIS

IPAZIA d'Alessandria

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Donne e matematica :

Ipazia d'Alessandria

 

ricerca condotta dagli alunni

Giannetta Melissa , Colucci Angela ,

De Falco Francesco , Santaniello Nunzia ,

Cunzo  Alba

coordinati dal docente Salvatore Amico

 

 

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Donne e matematica : Ipazia d’Alessandria

 

Non sono molte le donne che si sono distinte nel campo della matematica . Fra le donne che hanno dato un contributo notevole in questo settore dobbiamo annoverare Ipazia , vissuta ad Alessandria d’Egitto fra la fine del IV secolo e l’inizio del V secolo .

Ipazia grande studiosa di matematica dunque, ma, ed è questo l'aspetto più significativo, anche insegnante: "Introdusse molti alle scienze matematiche" ci dice Filostorgio, e numerose altre testimonianze ci attestano addirittura di sue opere autografe, purtroppo però ora scomparse. Pare comunque che una delle discipline in cui Ipazia seppe distinguersi di più fosse l'astronomia.

Ipazia fu anche filosofa molto apprezzata. Damascio ci spiega come seppe passare dalla semplice erudizione alla sapienza filosofica.

La vita di Ipazia cominciò ad essere scritta circa vent'anni dopo la sua morte, avvenuta per assassinio nel 415 dopo Cristo. I primi ad occuparsi di lei furono due storici della Chiesa: Socrate Scolastico e Filostorgio. Ottant'anni dopo, Damascio di Damasco tornò a riproporre la sua biografia. Quando Socrate e Filostorgio scrissero le loro opere, molti dei responsabili della morte della filosofa erano ancora vivi: i due quindi rischiarono davvero grosso, accusando tutt'altro che velatamente Cirillo (allora Vescovo di Alessandria) di quel truce delitto. Filostorgio, in particolare, attesta che se i cristiani colti e ormai al margine dell'ortodossia vedevano di buon occhio Ipazia, altri cristiani invece non la tolleravano proprio e si scagliarono contro di lei fino ad ucciderla.

 

Caratteristica di Ipazia fu dunque la generosità con cui tramandava il suo sapere a quanti stavano attorno a lei. Ella non riservava la conoscenza per sé e per pochi eletti, ma con estrema liberalità la dispensava agli altri.

Ipazia era molto amata per questo dal popolo e ciò le conferiva una grande autorità.

Con la morte di Ipazia, si potè considerare distrutta una delle più esemplari comunità scientifiche di ogni epoca.

 

 

Ipazia d'Alessandria è figlia di Teone alessandrino celebre commentatore dell'Almagesto di Tolomeo , ed  esperto astronomo .

Fu celebre per  bellezza , sapienza ed eloquenza , commentò gli scritti di Apollonio sulle sezioni coniche , i lavori di Tolomeo e Diofanto . Le opere di Ipazia sono andate perdute . Erano contributi originali di matematica , astronomia e di filosofia . Conosceva profondamente le opere di Platone e di Aristotele .

AL TEMPO D’IPAZIA D’ALESSANDRIA

 

Ipazia visse tra il IV e V secolo d.C. durante l’Alto Medioevo (dal 400 d.C. fino all’anno mille) che determinava la fine del mondo antico che segnò la decadenza e la rovina delle città, i cui resti punteggiavano nelle selve, nelle brughiere e nelle paludi che avevano inghiottito gli antichi spazi urbani e agricoli. Ma questo fu un periodo di passaggio per poi ad arrivare al Rinascimento

 

ALTO MEDIOEVO

 

Dopo alcune incursioni razziatrici, tra le quali rimase famosa quella dei Visigoti di Alarico, che saccheggiarono Roma nel 410, nel V secolo d.C. si insediarono all'interno dei territori occidentali dell'impero romano, che già avevano perso importanza rispetto a quelli orientali, alcune tribù germaniche provenienti da oltre l'Elba. Poiché erano nomadi, non coltivavano la terra e soprattutto erano pagani e non possedevano l'uso della scrittura, questi popoli erano definiti, con parola greca, "barbari". Questo termine viene comunemente adottato ancora oggi per indicarli in genere, con riferimento al periodo precedente alla conversione al cristianesimo di ciascun popolo.

 

1.  I "regni" germanici o romano-barbarici

 

Le popolazioni germaniche introdottesi nell'impero, spesso con il beneplacito ufficiale dell'imperatore, vi crearono tra il IV e il VI secolo dei "regni": gli Angli e i Sassoni in Britannia; i Vandali nella penisola iberica meridionale; i Visigoti in Gallia e in Spagna; i Franchi e i Burgundi tra la Gallia e il Reno; altri Sassoni, gli Svevi e i Bavari lungo il Reno; gli Ostrogoti in Italia. In poco tempo l'autorità imperiale perse valore e nell'assetto della società si introdussero molte caratteristiche sociali e giuridiche proprie della civiltà tribale germanica. Tuttavia a loro volta i conquistatori assorbirono alcuni aspetti fondamentali della civiltà alla quale si erano sovrapposti: tra questi vi furono l'adozione della lingua latina per i documenti scritti e la conversione alla religione cristiana.

La nascita di tali regni romano-barbarici non diede comunque vita a strutture stabili di governo e lo sviluppo politico ed economico non superò ambiti locali. Le grandi vie di commercio furono interrotte, anche se, come affermano alcuni storici moderni, l'economia monetaria non scomparve del tutto, soprattutto in ambito mediterraneo.

 

2.  Il Mediterraneo e gli arabi

 

Solo il Mediterraneo e le sue coste, soprattutto grazie alla potenza bizantina, conservarono inalterata la vivacità degli scambi e delle attività commerciali, mantenute in vita, a partire dal VII secolo, anche dagli arabi. Sulla spinta dell'Islam, costoro nel giro di un paio di secoli si impadronirono di tutte le coste meridionali del Mediterraneo, della Sicilia e di grandissima parte della penisola iberica (giungendo a penetrare nelle Gallie, dove furono fermati dai Franchi di Carlo Martello) e trasferirono sul mare le abilità mercantili sperimentate da millenni nei deserti.

 

3. Alessandria durante l’Alto Medioevo

 

Alessandria d’Egitto durante i primi anni del 400 fu sotto il governo dell’imperatore romano, Teodosio II, che succedette, fin da bambino, il padre Arcadio. Teodosio già all’inizio del suo imperio, fu in stretto contatto con il vescovo Cirillo, probabile uccisore di Ipazia. Dopo la morte di Teodosio, altro imperatore importante per l’Impero romano d’Oriente, fu Giustiniano. Ma Alessandria d’Egitto non fu ancora per molto tempo sotto le mani dell’Impero romano, infatti circa dopo 200 anni dalla morte d’Ipazia, fu conquistata dalla nuova potenza dell’Oriente, l’Islam.

 

4.  La Chiesa

 

La Chiesa, in questo periodo, ebbe una grande importanza, sia in campo spirituale, che in quello politico. Il massimo esponente fu Gregorio Magno I, che riuscì a convertire i Longobardi e il papa Stefano II che contribuì alla fine del regno longobardo, parteggiando per i Franchi di Pepino il Breve. Ricordiamo anche il papa Giovanni I che convertì gli Ostrogoti. Infatti la Chiesa fu l’unico “Stato” del Medioevo che non cadde mai e nessuno, fino alla terza guerra d’indipendenza dell’Italia, ha mai riuscito a conquistare quello “Stato”, anzi fu la Chiesa a conquistare tutta l’Italia centrale, iniziando dal Lazio, sottomettendo i Comuni delle Marche, dell’Abruzzo, parte della Toscana, fino ad arrivare a Bologna, divenendo uno dei Stati più grandi d’Italia. Inoltre fu essa a manovrare tutte le politiche estere degli altri regni d’Europa, non fu un caso che Carlo Magno, fece finire il suo vasto Impero fino allo Stato della Chiesa e si fece incoronare imperatore dal papa Leone III; e non fu un caso che le Crociate, che coinvolse tutta l’Europa occidentale, contro i Mussulmani, fu voluta da Urbano II, al nome di “Dio lo vuole”.

 

5.  L'Italia nei primi secoli del Medioevo

 

Dopo l'abolizione dell'autorità imperiale in Occidente a opera di Odoacre nel 476 d.C., l'Italia centro-settentrionale fu invasa dagli Ostrogoti di Teodorico il Grande, cui si deve una prima sistemazione di tipo feudale del territorio e un coraggioso, ma fallito, tentativo di integrazione giuridica e culturale tra conquistatori germanici e popolazioni soggette. Cacciati i Goti dall'Italia al termine delle guerre greco-gotiche, nel VI secolo, l'impero d'Oriente riuscì a ripristinare il proprio controllo su gran parte delle coste, ma il resto d'Italia, dalla Pianura Padana alla Campania, fu sottomesso dai longobardi. Questi si convertirono al cattolicesimo solo sotto la regina Teodolinda, all'inizio del VII secolo, ma diedero ai loro domini, suddivisi tra i guerrieri più forti e prestigiosi con il titolo di duchi, un assetto feudale che sarebbe durato a lungo. Al contempo la loro conversione, tesa a dare una parvenza di sacralità al regno anche di fronte alle pretese bizantine, conferì ulteriore prestigio al papa; quando però insorsero contrasti tra i re longobardi e il papa, nell'VIII secolo, quest'ultimo si rivolse per aiuto ai franchi, nel frattempo anch'essi convertitisi al cattolicesimo. Infine, nel 774, Carlo, re dei franchi, che sarebbe passato alla storia con il nome di Carlo Magno, detronizzò Desiderio e si fece incoronare re dei franchi e dei longobardi. Restarono autonomi soltanto i ducati di Spoleto e di Benevento.

 

6.  La restaurazione carolingia dell'impero 

 

Nel IX secolo, quindi, la dinastia franca dei Carolingi, messasi dapprima al servizio del papa per trionfare sui Longobardi e poi servendosene per rendersi definitivamente autonoma dall'impero bizantino, unificò il mondo cristiano occidentale, restaurandovi una sola fonte di legittimazione della sovranità: il Sacro romano impero, che sarebbe durato ben mille anni, dall'800 (data dell'incoronazione di Carlo Magno) al 1806. Ma il suo massimo punto di sviluppo fu sotto l’imperio di Carlo Magno (o Carlo il Grande)

 

7.  La cultura e il sapere

 

Gli ordini monastici svolsero un ruolo fondamentale nella conservazione del sapere classico: una delle attività principali dei monaci era proprio la trascrizione dei testi classici, che venivano copiati e annotati con glosse esplicative negli scriptoria dei monasteri e quindi conservati nelle loro biblioteche. Alla base del sapere vi era però naturalmente la Bibbia e la teologia era considerata la scienza più importante, alla quale erano subordinate tutte le altre discipline scientifiche, che venivano in genere coltivate con un rigoroso rispetto dell'autorità degli antichi, alimentando così l'impressione di una mancanza di innovazione propria della civiltà medievale.

 

I centri della cultura

 

Le sedi della civiltà altomedievale erano il castello del cavaliere investito di un beneficio feudale, il monastero e la città fortificata sede vescovile. Le lotte tra questi poteri per il dominio sui territori circostanti, che coinvolgevano imperatori, re e papi, si succedevano senza posa, complicate dalla confusione giuridica, tipica del feudalesimo, tra patrimonio personale e giurisdizione pubblica. In quelle tre sedi si svilupparono concezioni sociali e culturali diverse. Nel castello si formarono le premesse della cultura cavalleresca, fortemente impregnata di umori germanici, mentre nel monastero si coltivò la tradizione classica e biblica. Moltissime città cominciarono a sviluppare, con le fiere periodiche e i mercati permanenti, un ruolo di centro di attività artigianali e di sede di scambio commerciale, che man mano divenne scambio anche di idee e di cultura, in grado di approdare a un profondo rinnovamento con la creazione, tra le altre corporazioni e accanto alla "scuola cattedrale" del vescovo, della Universitas di maestri e allievi.

 

Maria Gaetana Agnesi

 

Maria Gaetana Agnesi  è nata in questo contesto a Milano il 16 maggio 1718, da una ricca e colta famiglia. Maria era la più vecchia di 21 figli. Suo padre era un professore di matematica e si preoccupò di darle una intensa istruzione. E’ stata riconosciuta molto presto come una bambina prodigio: all'età di cinque anni parlava francese e all'età di nove anni aveva dominato il latino, il greco, l'ebreo e molte lingue moderne. Adolescente Maria ha dominato la matematica.

Ancora giovene la Agnesi ha manifestato una spiccata attitudine per lo studio della matematica nella brillava per originalità e competenza .

A venti anni ha cominciato un lavoro molto importante per lei le Istituzioni Analitiche, che trattava del calcolo differenziale e del calcolo integrale. Si dice che ha cominciato a scrivere questo libro come un manuale per i suoi fratelli.

Quando la sua opera fu pubblicata nel 1748 destò grande sensazione nel modno accademico  perché si trattava del primo ed unico lavoro completo di analisi matematica .

Il merito personale della Agnesi fu quello di avere saputo integrare , con mirabile armonia , i singoli lavori dei matematici che l’avevano preceduta . Il suo trattato divenne un modello di chiarezza e fu largamente tradotto ed utilizzato come manuale . Nella sua opera tratta della teoria dei limiti , delle derivate , degli estremi delle funzioni , del calcolo integrale e delle equazioni differenziali .

Gaetana Agnesi è ricordata anche per una famosa curva detta “ versiera di Gaetana Agnesi “ che , per una fallace interpretazione , passò alla storia anche col nome di “ Strega di Gaetana Agnesi “ . .

 

Gaetana Agnesi , si segnalò per la sua precoce  e grande competenza in matematica . A venti anni scrisse il suo lavoro matematico più famoso : << Le Istituzioni analitiche ad uso della gioventù italiana >> . Si tratta di un compendio di tutta la matematica del suo tempo , pregevole per la sua originalità ed il suo enorme valore didattico .
 
 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ipazia , dotta scrittrice che fu barbaramente trucidata per le vie di Alessandria , nel corso delle lotte allora scatenatesi fra il Paganesimo agonizzante ed il Cristianesimo che si diffondeva ovunque .

 

 

 

Ipazia è degna di menzione in quanto inaugura la serie di donne che lasciarono traccia di sè come cultrici delle scienze esatte .

Morì nel 415 d.C.

 

 

 

 

 
 
Particolarmente interessanti sono i sui lavori sulle tangenti e sulle curve piane .

Famosa è una particolare curva piana detta " la versiera " di Gaetana Agnesi .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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