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Tre simpatiche gemelle :
algebra
, algoritmo , almucabala
di
Angelo Santoro
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08_3_SIMPATICHE_GEMELLE_ALGEBRA_ALMUCABALA-ALGORITMO.pdf
ALGEBRA,ALMUCABALA, ALGORITMO.
Le tre
parole più o meno note che danno il titolo all’articolo che state
leggendo sono tutte legate ad un grande matematico arabo dell’undicesimo
secolo, Al Khuwarizmi.
Ma
dove è, o piuttosto in cosa consiste la grandezza di questo matematico?
E’ forse stato più grande di Riemann,Eulero, Galois, Cantor , Cartesio,
Pitagora, Bramaguptasolo per fare alcuni nomi? Non direi, la sua
grandezza come quella di altri matematici arabi dell’epoca ha un’altra
rilevanza che risiede nel pragmatismo, nell’umiltà di sviluppare il
lavoro e gli studi fatti nei secoli precedenti ed in tutta altra parte
del mondo, vale a dire in India.
Senza
il lavoro degli arabi sarebbero occorsi molti più secoli all’occidente
per accettare le innovazioni del rivoluzionario sistema di numerazione
di posizione. L’evoluzione della scienza dal cinquecento in poi di
quanti secoli sarebbe stata spostata nel tempo, ed oggi, a quale
livello di conoscenza scientifica ci troveremmo? A tal proposito è
interessante notare che l’erudito Michel de Montaigne non sapeva fare
di conto, nessuno gli aveva insegnato il calcolo (Saggi, libro II).
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L’
occidente, nel periodo storico che, non a caso è stato titolato periodo
dei secoli bui, a maggior ragione per quanto concerne le scienze, è
stato incapace di sfruttare il retaggio culturale dell’antichità al fine
di far evolvere e sviluppare nuove idee e scoperte.
Di
contro dall’VIII al XIII secolo il mondo mussulmano era un fiorire di
traduzioni, opere di raccolta del lavoro dei greci in campo scientifico,
letterario e filosofico sia nel mondo arabo orientale che occidentale.
Molte
opere antiche tradotte dagli arabi furono a loro volta tradotte nei
secoli seguenti dagli autori occidentali. Lo stesso S. Tommaso conobbe
Aristotele da Averroé (Ibn Rashid).
La
duttilità degli arabi, nel fervore che si ebbe durante questo periodo li
condusse ad assimilare anche le culture orientali. Infatti essi
utilizzano sia l’alfabeto greco ed ebraico adattandolo con l’uso delle
ventotto lettere, del loro alfabeto, inoltre
utilizzano il sistema sessagesimale posizionale della mesopotamia e lo
zero dei babilonesi che tornava loro comodo per l’uso delle tavole
astronomiche,
adottando anche la numerazione decimale posizionale ed il metodo di
calcolo indiano, di fatto esso era come rilevava un autore arabo:“ il
metodo più compendioso e più spiccio, il più facile da capire ed
apprendere”.
Nonostante le precedenti considerazioni, questo metodo di calcolo
incontrò molte difficoltà a svilupparsi in Europa, anzi ci fu una
avversione piuttosto forte alla sua adozione rispetto a quello in uso
che si avvaleva dell’abaco e dei gettoni sulla tavola.
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Per la
sua intrinseca difficoltà, questo metodo era monopolio di una categoria
di contabili di professione ( le lobby sono sempre esistite .) ed il
nuovo metodo di calcolo semplice e democratico avrebbe fatto scomparire
la possibilità di trarre guadagno dalla loro professione.
Oltre
a questo motivo ve ne era un altro di ordine religioso, dalla rinascita
del sapere in Europa la Chiesa”pose sotto il suo controllo la scienza e
la filosofia, pretendendo che la loro evoluzione fosse rigidamente
sottoposta alla fede assoluta nei propri dogmi e che procedesse in
completa armonia con la teologia”(G.Ifrah)
Le
comunità ecclesiastiche posero un vero e proprio veto al metodo
detto”algoritmo” rispetto all’altro “abacismo”. Tale veto era dovuto
alla diceria che l’algorismo, così facile da utilizzare aveva qualcosa
di magico, di demoniaco. Il motivo reale consisteva nel fatto che il
monopolio dell’insegnamento e dell’utilizzo dell’abacismo, in uso quasi
esclusivo dei religiosi sarebbe scomparso a favore di una moltitudine di
persone in grado di utilizzare il nuovo metodo di calcolo.
Torniamo
un poco daccapo, tra gli altri trattati di astronomia e qualche lavoro
sull’astrolabio, Al Khuwarizmi.scrisse
due trattati di matematica, il primo la cui traduzione latina è De
numero indorum recava una esposizione oltremodo precisa del sistema
di numerazione indiano al punto che si ritenne erroneamente che il
nostro sistema di numerazione abbia origini arabe; tantomeno l’autore
non fece nulla per nascondere tale originala diffusione di tale sistema
originato dal trattato su indicato dette poi origine al termine
algorismo di cui abbiamo precedentemente scritto.
Il secondo
trattato il cui titolo è Al-jabr wa’l muqabalah al di la del suo
contenuto
che
principalmente è centrato sugli argomenti dell’algebra elementare
moderna(soluzioni di equazioni,etc).quello che a noi interessa in questa
sede è che l’autore del testo, sia per la metodologia usata, che per gli
esempi e la formalizzazione – può a ragione essere considerato al di
la del resto un eclettico avendo fatto riferimento nella realizzazione
del testo a scuole di epoche e culture diverse
(
indiana,mesopotamica e greca).
Non è il caso
di aggiungere altro sui progressi della scienza ed in particolare della
matematica da parte degli studiosi arabi, essi hanno svolto molto bene
“il loro compito”dando un impulso allo sviluppo della scienza
occidentale avvenuta in concomitanza con il declino della cultura e
dell’impero musulmano; tale rinascita si è avvalsa della eredità
culturale e spirituale del mondo arabo un grazie per fare solo alcuni
nomi va quindi a:
Al-Thusi, Al-
Bihrani, Omar Kayamm poeta oltre che matematico, Nazir Eddin, Abul Wafa,
, Ibn Sinna( Avicenna) ed ultimo in ordine cronologico Al Kaskhi.
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