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Luca Pacioli e la
<< Divina
proporzione >>
ricerca
condotta dalle alunne della IVD
Scafuri
Stefania Fruncillo Nicoletta Donnarumma Elisa
Guerriero
Paola Rega Marianna Sepe Federica Nicoletta
coordinate dal
docente Antonio Tropeano
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articolo cliccare sull'allegato file PDF
10_LUCA_PACIOLI.pdf
È vero che la
matematica spesso rappresenta un vero e proprio cruccio per noi studenti
ma talvolta è anche una nostra grande passione. I numeri costituiscono
un linguaggio universale, capace di unificare tutti i popoli del globo
senza distinzione di razza o cultura. Tra tutti vi è un numero
“speciale”, forse poco conosciuto ma di grande importanza, poiché alla
base della struttura dell’universo e dell’uomo stesso. Tale numero,
scoperto dai Pitagorici e definito da Euclide, fu chiamato “Divina
Proporzione” in un trattato di Luca Pacioli. |
Ritratto di Luca Pacioli
opera del pittore
Jacopo de' Barbari
esposto al
Museo di Capodimonte
(Napoli). Da notare alla destra di Pacioli il solido trasparente a 26
facce, pieno d’acqua per metà e sospeso a mezz’aria che, per i più,
rappresenterebbe la cristallina eternità della matematica
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Vita e
opere di Luca Pacioli
Durante una visita al
museo di Capodimonte a Napoli, la nostra attenzione è stata
improvvisamente catturata da un dipinto che rappresenta Luca Pacioli
intento a tenere una lezione di geometria ad un ignoto allievo,
probabilmente Guidobaldo da Montefeltro, Duca di Urbino e suo mecenate.
Da qui è nata in noi la curiosità di conoscere qualcosa di più su questo
frate matematico, uomo di grande fama già alla fine del XV secolo, come
dimostra il fatto che egli fu uno dei pochi matematici cui sia stata
dedicata un’opera d’arte.
Luca Pacioli nacque a
Borgo Sansepolcro nel 1445 da una famiglia di modeste condizioni.
Terminati gli studi delle scuole d’abaco, presso la bottega di Piero
della Francesca, ancora giovane si trasferì a Venezia presso il mercante
Antonio Rompiasi come precettore dei suoi tre figli. Qui arricchì le sue
conoscenze matematiche frequentando la scuola di Rialto, così che
scrisse un primo trattato di matematica.
Grazie ai viaggi
compiuti insieme al proprio padrone venne a contatto col mondo
pragmatico di commercianti e ragionieri ed è a servizio di costoro che
decise di mettere il suo sapere matematico, scelta che ebbe come
conseguenza l’uso del volgare in sostituzione del latino nei suoi
trattati. Probabilmente questo stesso desiderio di diffondere la cultura
matematica anche tra i meno colti fu alla base della sua volontà di
prendere gli ordini minori, divenendo frate Luca. In breve tempo Pacioli
diventò un insegnante di matematica richiestissimo da università e corti
di tutta Italia e cominciò perciò per lui un periodo di numerosi viaggi.
Nel 1494
si recò a Venezia dove pubblicò la sua opera principale, la “Summa de
Arithmetica Geometria Proportioni et Proportionalità”. Tale Summa
riveste un ruolo di primo piano nella storia della matematica, poiché
riassume le conoscenze del tempo riguardanti tale disciplina. E d’altra
parte l’opera ebbe un gran successo in quegli anni, reso maggiore dalla
diffusione della stampa, proprio perché aveva riunito in un unico volume
ciò che era possibile trovare solo disperso in una miriade di
manoscritti. Ma non solo: l’opera era rivolta a chiunque volesse farne
uso, a tecnici e mercanti come a matematici teorici. Si considera, poi,
la Summa come il primo manuale di contabilità, poiché in essa è
contenuta la tecnica della cosiddetta “ partita doppia”.
Nel 1496 Pacioli venne chiamato a Milano dal Duca Ludovico il Moro, per
insegnare matematica, probabilmente per intercessione di Leonardo Da
Vinci, amico di frate Luca. Opera dedicata al Duca
è il “De Divina Proportione”, di cui a breve tratteremo,
a cui lavorò lo stesso Leonardo mediante i suoi disegni in prospettiva
di poliedri regolari.
A seguito di vari
spostamenti, ancora tra Venezia, Perugia e Firenze, Luca Pacioli si
stabilì a Roma nel 1514 e ivi morì nel 1517.
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Il “De
Divina Proportione” e i plagi di Pacioli
L’opera di maggior
interesse del Pacioli è sicuramente il “De Divina Proportione”
che, come egli stesso afferma nella prima pagina, fu concepita come “opera
a tutti gli ingegni perspicaci e curiosi necessaria”. Essa è
suddivisa in tre volumi: nel primo si espone il concetto di divina
proporzione , intesa cioè come rapporto aureo e si spiega il perché
dell’attributo “divina”. Per rapporto aureo s’intende il rapporto tra
due segmenti di cui il più grande è medio proporzionale fra il più
piccolo e la loro somma, e corrisponde al numero irrazionale
1,6180339887…, indicato comunemente con il simbolo Φ (PHI). Dunque la
proporzione divina si definisce tale perchè unica nel suo genere, in
quanto costituita da cifre disuguali e non periodiche, perché è trina,
essendo costituita da tre termini, perché è indefinibile, in quanto
irrazionale, e perché è invariabile.
Il secondo volume del “De
Divina” tratta delle proporzioni impiegate in architettura e
presenti nel corpo dell’uomo stesso (basti pensare allo Uomo Vitruviano
di Leonardo).
Il terzo
volume, infine, non è altro che la traduzione in volgare dell’opera di
Piero della Francesca “De Corporibus regularibus”. Ciò fruttò al
frate matematico l’accusa di plagio da parte di Giorgio Vasari. A
seguito di tali accuse, mediante degli studi approfonditi, si è
constatato che non solo per scrivere il “De Divina” ma anche per
le sue altre opere Pacioli attinse liberamente dagli scritti di altri
autori dell’epoca o precedenti, senza esplicitamente ammetterlo. Bisogna
però dire che senza le opere di Pacioli, le idee di Piero della
Francesca non avrebbero di certo avuto la larga diffusione che invece
ebbero. Forse Fra Luca non risplende per la sua originalità, ma non si
può oscurare l’influenza che egli ebbe sullo sviluppo della matematica
generale. Pacioli concepì la matematica come fondamento di tutte le
scienze e di tutto lo scibile umano. Dunque la sua attività di
matematico si basò non tanto sulla divulgazione della matematica come
fonte di speculazione intellettuale, quanto piuttosto sull’uso di tale
disciplina come strumento risolutivo di problemi pratici. Egli stesso
afferma: “Non per altro se sono affaticati li antiqui, né anco gli
moderni alla giornata in loro solliciti studi de tutte le scientie e
subtile speculatione, se non per poter pervenire a lo effecto di qualche
utile operatione”. Il suo è un pensiero moderno, anche perché
valorizza le arti le attività pratiche o meccaniche, considerate servili
secondo la concezione dell’epoca che riteneva scientia solo le
arti liberali |
La prima pagina del “De Divina Proportione”,
in cui vengono indicati i destinatari dell’opera.
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Ma non è solo l’utilità
e la praticità della matematica a renderla applicabile a tutti i campi
del sapere e dell’agire. Alla base del progetto di “matematizzazione”
del sapere di Pacioli vi è l’idea che tutto il mondo sia stato plasmato
dal Creatore mediante i numeri e in particolare per mezzo delle
proporzioni. Una di queste è proprio la proporzione divina o, se si
vuole, rapporto aureo. E, in effetti, tale rapporto si trova
dappertutto.
Prime apparizioni del
rapporto aureo si riscontrano già nell’antichità, per esempio nella
costruzione delle piramidi di Giza da parte degli Egizi. I veri cultori
della sezione aurea furono, però, i Greci che ne fecero uso in molte
sculture, oltre che nel Partenone. Durante il Rinascimento tutti la
considerarono il canone di bellezza e perfezione in assoluto da cui
attingere anche per la rappresentazione dell’uomo.
Nel tempo, poi il
rapporto aureo ha affascinato sempre più studiosi, poiché esso si
presenta inaspettatamente e nei campi più diversi. Si trova per esempio
nella sequenza di Fibonacci:
1, 1, 2,
3, 5, 8, 13, 21, 34, 55….
Si tratta di una
sequenza numerica in cui, a partire dal terzo, ogni numero è somma dei
due precedenti e in cui il rapporto tra due numeri contigui è sempre
approssimativamente uguale a Φ.
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La grande piramide di Cheope, oltre che
phi, contiene anche un altro numero “magico”: il pi greco.
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La
divina proporzione ci circonda
I numeri della sequenza
di Fibonacci, e di conseguenza lo stesso rapporto aureo si presentano
con frequenza nel mondo della natura: nella disposizione delle foglie
sui rami, delle squame sulle pigne, dei semi nei girasoli, dei semi
nelle mele, dei petali delle rose o delle margherite.
Riferendoci ancora al
mondo della natura, la sezione aurea compare in alcuni tipi di
conchiglie, come quella
del Nautilus, un mollusco tropicale. La sua conchiglia, sezionata,
corrisponde proprio ad una spirale aurea, altrimenti detta spirale
logaritmica. La proprietà fondamentale di tale spirale è sintetizzata
nel motto creato dal matematico Bernoulli “EADEM MUTATO, RESURGO”, cioè
crescendo non varia la sua forma. Allungandosi la spirale, infatti,
cresce anche il raggio in proporzione, così che la forma rimane
immutata. Ciò accade anche al Nautilus che aumentando in grandezza si
costruisce camere sempre più spaziose all’interno della sua conchiglia
ma, pur ampliandola, non ha bisogno di correggere l’equilibrio col
passare del tempo, per il principio suddetto. E a proposito di tempo, il
Nautilus è considerato una sorta di fossile vivente, poiché di
antichissima specie: il segreto di tanta longevità potrebbe proprio
essere il perfetto equilibrio delle sue forme.
La stessa proprietà
della spirale logaritmica si riscontra nelle corna dei montoni, nelle
zanne degli elefanti e, incredibile davvero, in molte delle galassie che
popolano l’Universo, come la nostra Via Lattea. Tali galassie presentano
braccia arcuate che partono dal centro galattico attorno a cui ruota
l’intero disco galattico: è in queste braccia, corrispondenti a spirali
logaritmiche, che si rigenerano continuamente nuove stelle.
Dalla cosmologia ad
altre discipline, neppure la musica sfugge al rapporto aureo: una scala
musicale presenta 5 diesis e 8 note per un totale di 13 note, numeri
celebri dal momento che fanno parte della
sequenza di Fibonacci.
Per non parlare poi del rapporto tra i toni, sempre corrispondente al
rapporto esistente tra i numeri di Fibonacci.
E la sezione aurea,
dulcis in fundo, non può fare a meno di comparire in oggetti di uso
quotidiano: si crederebbe mai che il rapporto aureo compaia anche nella
forma di carte di credito e tessere telefoniche?
Ma basterebbe anche solo
guardarsi allo specchio per vedere un po’ del rapporto aureo in se
stessi:
nell’uomo, infatti, l’ombelico è posto ad un’altezza che è in
rapporto aureo con quella dell’individuo stesso.Non si sbaglia dunque
quando si dice che la matematica è dappertutto, e non immeritatamente
Luca Pacioli dedicò un’intera sua opera ad un numero definito da Keplero
come il “secondo tesoro della matematica”. |
I semi di girasole si dispongono
a formare spirali orarie e
antiorari e il rapporto tra le loro quantità è phi. |
La conchiglia del Nautilus è forse il più
bell’esempio di spirale logaritmica in natura. |
Le galassie: un altro esempio di spirale
logaritmica. |
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